Ander costruksciòn
Lo zen e l'arte di unire l'inutile al dilettevole

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22.04.03

La Masera della Sera

Due parole due, prendendo spunto dal commento di GnuEconomy all'articolo di Anna Masera dedicato ai blog, pubblicato sull'inserto Tuttolibri della Stampa. C'è una certa superficialità nel modo in cui la Masera affronta la questione. Si guarda al mondo dei blog dall'alto in basso, affrontandolo in quanto fenomeno di costume, riducendolo ad una moda, identificando nella tendenza al cazzeggio e all'egocentrismo l'elemento portante dei contenuti proposti. Ci si limita, insomma, al rumore di fondo, bollando rapidamente il mondo dei blog come poco rilevante. Forse in modo volutamente provocatorio, come suggerisce Gianluca Neri. Anche se sentirsi accostati agli ospiti di cicciopanza, come provocazione, mi suona un po' pesante.
Il problema che sfugge all'attenzione della Masera, è che i Blog andrebbero analizzati - se proprio ce ne fosse bisogno - sotto ottiche differenti. Il weblog non può essere ridotto ad un semplice diario on line o ad una differente forma di pagina personale. Andrebbe invece inquadrato come media, veicolo per la diffusione di contenuti all'interno del quale possono convivere, in modi diversi, tanto il cazzeggio (o la fuffa) quanto l'informazione o il commento. Con vantaggi non indifferenti, peraltro: come la possibilità di includere nell'informazione un collegamento diretto alla fonte, attraverso l'utilizzo dei link. Ciò che leggiamo su un blog è immediatamente verificabile, molto più di una notizia appresa da un giornale. Non va sottovalutata la capacità di creare interazione diretta con il lettore, altro elemento di cui la carta stampata difetta. Il blog, a suo modo, è (anche) una forma di giornalismo dal basso, ma non necessariamente una forma di giornalismo bassa. Il fatto di non aver bisogno di una patente (elemento discusso e contraddittorio visto che, come sostiene la stessa Masera, molti bloggers sono a tutti gli effetti giornalisti) non significa che il prodotto sia necessariamente inattendibile. Se poi si vuol continuare a sostenere che il mondo dei blog è solo fuffa e cazzeggio, pazienza: abbiamo tanto da leggere, dei pezzi della Masera possiamo anche fare a meno.

Iniettato da Marcello alle 15:13 | TrackBack
Commenti

tratto da Bollettino Osservatorio
www.osservatoriosullalegalita.org

BLOG & WEBZINE:
Chi ha paura delle alternative?
di Rita Guma

Con lo sviluppo della rete, sviluppo inteso come moltiplicarsi degli strumenti, ma anche come ampliamento del numero dei navigatori, si sono aperte tante nuove possibilita' per chi voleva esprimere la propria opinione o farsi conoscere e non riusciva a trovare un luogo per farlo. Si sono pero' aperte nuove possibilita' a chi voleva "fare informazione" seria, documentata, svelare i retroscena, mostrare i documenti, dare i numeri, insomma fornire al cittadino lettore ed elettore tutti quegli strumenti informativi che oggi la comunicazione ufficiale o semiufficiale nega.

Sono nate quindi tante webzine (riviste in rete) con aggiornamento talora quotidiano, registrate o meno, e successivamente i blog (web-log) che permettono di pubblicare i propri documenti e commenti rendendoli visibili a tutti. Cio' ha suscitato ovviamente terrore nel mondo politico, che non poteva controllare questa parte di informazione, ma quel che stupisce, ha suscitato paura in certa parte dell'informazione stessa, o comunque in certi giornalisti poco avvezzi al giornalismo d'inchiesta, non troppo bravi con la penna ma dotati di buone conoscenze (non culturali), perche' alcuni di questi webzine sono DAVVERO BUONI!

Ad un incontro cui erano presenti Tranfaglia, Gomez e Barbacetto, l'amico Marco Travaglio, che visita spesso il nostro sito www.osservatoriosullalegalita.org, ne espresse grande apprezzamento, valutandolo molto ricco, aggiornato e puntuale nell'informazione. Tale fatto, unitamente alle visite di altri giornalisti italiani, svizzeri e statunitensi, che si sono avvalsi, previo accordo, di nostro materiale, costituisce per noi un vanto e ci sostine nelle lunghe ore di lavoro fatto per reperire materiale spesso introvabile, lavorando magari di notte per fornire un buon servizio ai cittadini.

Piu' di una volta, ci e' capitato di fornire una notizia prima di tutta la stampa ufficiale (TV comprese). Ricordo, ma solo per brevita', il caso del giudice Sabella, che apprendemmo dall'estero e che il Italia usci' sulle agenzie di stampa 36 ore dopo.

C'e' quindi chi ci elogia, e c'e' invece chi, sulla stampa ufficiale, ci visita traendo spunto dai nostri documenti e dati da noi raccolti, riportandoli poi senza citare la fonte. Un episodio recentemente accaduto a dei nostri amici, mi ha confermato in quelle che ritenevo solo delle impressioni, anche se molto fondate.

I primi a svelare cio' che tutti sospettavamo, e cioe' che il fantomatico "comitato per la giustizia" altri non erano se non amici di Previti, sono stati i ragazzi dell'associazione Democrazia e Legalita', che nella notte fra il 22 e il 23 luglio hanno ricostruito un dossier quando la stampa ufficiale ne parlava ancora come di una associazione di semplici cittadini. Alle 5.28 del mattino (ero sveglia, ed ho visto il loro sito) hanno inviato migliaia di newsletter ai loro simpatizzanti per avvisarli dell'importante ed esclusivo aggiornamento.

MOLTE ORE DOPO, l'articolo da loro pubblicato e' stato riportato da L'Unita', con alcuni tagli, ma usando le stesse frasi e senza citare la fonte. Non so chi sia stato il furbo intermediario che ha fornito all'Unita' quella informazione spacciandola come frutto di una sua inchiesta, ma E' CERTO che erano stati dei volontari dell'informazione a stanare gli amici di Previti, non giornalisti con il tesserino.

Perche' non dirlo? Perche' non citare la fonte? Per far bella figura?

No. Io credo che si tratti di meschina paura. Paura di confrontarsi e di trovarsi inadeguati (o far scoprire ai loro caporedattori che esistono delle alternative).

Oggi sono pochi i giornalisti che fanno inchieste. O fanno opinione, o si limitano a rimaneggiare (a volte neppure tanto - e lo sappiamo bene noi che selezioniamo ogni giorno centinaia di news) le notizie dell'ANSA e di altre agenzie giornalistiche che gli arrivano direttamente in ufficio. Qualcuno fra quelli che conoscono le lingue si limita a riprendere articoli di magazine stranieri poco diffusi qui da noi e farne opera di collage. Per le interviste, poi, neppure si fa piu' tanto sforzo, nelle grandi testate, giacche' i big fanno la fila per essere ospiti da Costanzo e da Vespa, o per avere uno spazio su Repubblica e Corriere.

Un po' e' colpa del web, che costringe ad aggiornare velocemente le notizie, e se uno vuol fare le 8-10 ore di lavoro non puo' permettersi la tempestivita' dell'aggiornamento di un volontario non pagato che passa la notte on line.

E cosi' i giornalisti "comodi" non possono che guardare con terrore a noi "non-giornalisti" che facciamo il mestiere "comme il faut", come andrebbe fatto, con tempestivita', cercando le fonti, documentandoci, scrivendo a volte anche l'opinione, ma sempre partendo da qualcosa che conosciamo, di cui abbiamo cultura e cognizione. Ovviamente cio' non vale per tantissimi seri professionisti, ma non sono quelli che hanno bisogno di rubare le nostre informazioni, ne' purtroppo sono quelli che selezionano i comunicati che inviamo ai media e che, pur di ottima qualita', ci vengono cassati.

Dunque, mentre il governo vara la nuova legge sull'editoria, che imporra' di indicare un responsabile per tutti siti editoriali (quindi quasi tutti) e di registrarli presso la competente commissione, al fine di estendere le leggi per la diffamazione a mezzo stampa appunto a tutto il web, i giornalisti tesserati a volte ci rubano le idee o ci boicottano, o infine screditano l'informazione libera sul web.

Cosi' accade che una giornalista snob e molto piena di se' accusi di narcisismo i blogger, e poco dopo faccia pubblicare la sua foto sulla sezione che cura su un giornale on line a larga diffusione, puo' succedere che magnifichi la deontologia professionale del giornalista e che censuri i messaggi "troppo documentati" lanciati da un normale cittadino su un forum, forse perche' le ricordano come si fa informazione, cioe' parlando di cose di cui si e' certi e su cui si e' preparati, documentandosi, separando i fatti dalle opinioni, e con un approccio il piu' possibile imparziale.

Cose che non insegna una laurea in giornalismo o un tesserino se non si ha un proprio codice morale.

Posted by: eli at 25.07.03 12:37

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